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'Le mascherine le potremmo realizzare noi sarte in casa'

  • In BARI
  • ven 27 Marzo 2020
'Le mascherine le potremmo realizzare noi sarte in casa'

La proposta a Puglia positiva di alcune professioniste di Bari che necessitano però del materiale necessario

BARI - In Puglia servirebbero oltre a respiratori pure tute, tamponi, occhiali e guanti, nonché ogni giorno 135mila mascherine del tipo chirurgiche ogni giorno per gli operatori di cui 33.500 del tipo ffp2 per il personale sanitario che opera nelle strutture sanitarie ed  altre 33.500 mascherine del tipo ffp3 ad uso di chi opera nel contesto delle strutture deputate all'assistenza diretta dei pazienti covid indispensabili a medici, per consentire ad infermieri e operatori sanitari di lavorare in sicurezza. I dati sono stati resi noti nei giorni scorsi dalla Regione Puglia a seguito della preoccupazione della mancanza di scorte da parte sia del presidente Michele Emiliano che del dirigente della Sezione Protezione Civile della Regione, Mario Lerario.

Se per i primi Dpi (dispositivi di protezione individuale) sembra più difficile rimediare per gli ultimi, ovvero le mascherine, si potrebbe trovare una soluzione diversa come già in molti hanno dimostrato di poter fare. In più parti d’Italia, molte aziende manifatturiere hanno prodotto o si sono convertite per la produzione di mascherine. E’ accaduto anche in Puglia. Purtroppo però, come è facile capire, le sarte e le casalinghe che si erano prodigate per produrle hanno terminato i tessuti.

A riguardo giunge a Puglia positiva una proposta da un gruppo di sarte di Bari che hanno dato vita ad un gruppo su Facebook "Le Sartine di MariaNa" per offrisi come volontarie per realizzare le mascherine chirurgiche come quelle da loro prodotte per i familiari (esempi sono nella foto qui pubblicata, ndr). Hanno già contattato l’Assessorato al Welfare di Bari, mettendosi a disposizione per la realizzazione delle mascherine. Purtroppo al momento sembra non siano realizzabili proprio per mancanza di materiali.

Eppure basterebbe poco insieme con grandi cuori generosi da parte di rivenditori di tessuti e magari anche vivaisti o fiorai. I primi potrebbero regalare stoffe, possibilmente bianche in puro cotone, e il Tnt ovvero il cosiddetto tessuto non tessuto utilizzato dai tappezzieri, per intenderci, per ricoprire le imbottiture di cuscini, delle sedie o dei divani, i secondi, ma questa è solo un’idea (a riguardo bisognerebbe sentire esperti del settore), potrebbero forse regalare il Tnt che solitamente i giardinieri o i vivaisti o gli amanti del giardinaggio utilizzano per ricoprire le piante per ripararle dal freddo o per evitare la crescita delle erbacce nei giardini. Il Tnt è prodotto nelle aziende manifatturiere da fibre diverse (esempio polipropilene, poliestere, rayon, viscosa) per ricavarne un velo dalle proprietà più versatili tanto da essere morbido, resistente, assorbente e quindi non traspirante nonché ignifugo, ma è pure ricavato dalla carta con un particolare metodo di lavorazione finalizzato a produrre tovaglie usa e getta, ed adottato nel giardinaggio

“Si potrebbero utilizzare stoffe o scampoli anche di camicie o camici bianchi in disuso purchè in puro cotone – ci dice una delle sarte esperte che ci ha contattato e che vuol restare anonima con una gran voglia di rendersi utile in questo momento di particolare necessità – Lavandole a 100° la trama si restringa e diventano meno traspiranti. Oppure si potrebbero realizzare tipo tasche da ‘imbottire’ con il tessuto non tessuto”.

Le stesse ci fanno sapere che per realizzare le mascherine chirurgiche avrebbero necessità oltre che di tessuto cotone 100% o eventualmente antimacchia, di Tnt ed elastici e che per tagliarle e cucirle ci vogliono pochi minuti e tanta disponibilità, quest’ultima da loro garantita con grande spirito di collaborazione per operatori sanitari e forze dell’ordine che stanno dimostrando grande abnegazione nel loro lavoro al servizio di tutti. Per le sarte di Bari sarebbe un modo per ringraziarli ed aiutarli.

L’idea a noi di Puglia positiva ci è sembrata fattibile per questo la pubblichiamo nella speranza che più di qualcuno possa coglierla e magari avviare una nuova catena di solidarietà. Lo stesso gruppo di sarte di Bari si dice disponibile sin da subito a realizzarle ognuno a casa propria.

Le mascherine ‘fai da te’ potrebbero forse rimediare, almeno temporaneamente, alla mancanza di quelle prodotte da aziende specifiche. Potrebbero essere distribuite se non a medici ed infermieri ad altre categorie comunque impegnate in altri ruoli in questa emergenza da pandemia.

Anna Caiati


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