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Locorotondo città da salvaguardare, in una tesi di laurea premiata

  • In BARI
  • lun 20 Novembre 2017
Locorotondo città da salvaguardare, in una tesi di laurea premiata

Il lavoro di sei neo architetti del Politecnico di Bari premiato con menzione speciale al Sacu

BARI - Il borgo rinascimentale di Locorotondo con le cummerse, i tipici tetti spioventi, e tante altre caratteristiche tipiche sono state al centro di una tesi di laurea su cui sei neo architetti hanno lavorato per oltre un anno. La qualità dello studio di ricerca svolto ha meritato una Menzione speciale e diritto di pubblicazione su “Architettura e Città” in occasione del XXVII Seminario internazionale Premio di Architettura e Cultura Urbana, Sacu 2017, su “Ricostruzione e innovazione”, presso l’Università di Camerino.

Un riconoscimento che premia i neo architetti del Politecnico di Bari, Roberta Quaranta e Antonio De Liddo di Bari, Annalisa Cascione di Bitetto, Caterina Anelli di Rutigliano, Giorgio Maria Bevilacqua di Foggia, Serena Cellie di Brindisi, con coordinatore e relatore la professoressa Rossella de Cadilhac, docente Poliba di restauro architettonico.

Nella tesi, inoltre, i laureati hanno focalizzato l’attenzione sull’isolato adiacente a Porta Nuova selezionato come caso-studio proprio in applicazione di quelle linee-guida, giungendo ad un progetto di restauro vero e proprio. La scelta dell’isolato campione ha offerto l’occasione per riflettere anche su un’area contigua, piazza Mitrano, a cui l’isolato è strettamente legato, ma irrisolta dal punto di vista urbanistico e architettonico, ed alla quale la proposta progettuale ha tentato di dare una risposta sia alla scala architettonica che a quella urbana.

Nella convinzione che il centro antico della cittadina murgiana costituisce una preziosa eredità di cultura materiale e di valori testimoniali, nell’interesse della sua difesa culturale ed architettonica nel Politecnico di Bari, si è sviluppata la tesi di laurea sul tema “Locorotondo, il centro antico”, composto da due volumi e relative tavole, in una ricerca e analisi sulle fasi storiche del Comune. Per attivare un processo consapevole di salvaguardia del patrimonio edilizio esistente, il lavoro vede suddiviso il centro storico in 20 isolati ed attraverso documenti, presenta classificazioni e censimenti di tutti gli elementi costruttivi-architettonici esterni-interni di ogni isolato e ne analizza i contenuti. Un inedito lavoro che approda alla formulazione di linee-guida per un’appropriata conservazione e valorizzazione del nucleo antico, attraverso interventi di manutenzione (ordinaria e straordinaria), di restauro e risanamento conservativo, di recupero del centro antico, ponendo come condizione di base l’indispensabilità di un’approfondita conoscenza dei singoli manufatti, che rappresenta il momento preliminare ad ogni azione conservativa. Rivolge una particolare attenzione alla problematica del riuso e dell’attribuzione di funzioni compatibili, che si pone soprattutto per manufatti caduti in disuso, o sottoposti a cambi incongrui di destinazione funzionale proponendo - attraverso casi esemplificativi - soluzioni rispettose delle caratteristiche architettoniche e costruttive dei manufatti nel loro ineliminabile rapporto con l’aggregato di appartenenza.

E così con le cummerse, sono elencate e descritte le scale a mignano, gli sporti di gronda, gli apparati decorativi a corredo delle aperture, gli infissi tradizionali, le ringhiere, le ferrate, sono altrettanti elementi che concorrono a caratterizzare l’aspetto di Locorotondo che, per la sua singolarità, impone misure di salvaguardia. La città di Locorotondo, solo apparentemente è ben conservato, in realtà è a rischio di progressivo degrado, soprattutto antropico, per l’inadeguatezza dell’edilizia di base a rispondere ai moderni standard abitativi e soggetto a interventi e riusi spesso impropri che rischiano di compromettere irreversibilmente l’elevata qualità architettonica e ambientale dell’organismo urbano.

Questi esempi unici di architettura risalgono al Medioevo e pare che nel 1531, Joan Vaguer, segretario della commissione spagnola, incaricato a svolgere un’inchiesta fiscale sui feudi e sui beni dei ribelli (così fu reputata la città pugliese dalla Corona di Spagna) quando arrivò nei pressi della città trovò piccoli appezzamenti coltivati dalle forme spesso irregolari che irrompevano qua e là tra fitto bosco, macchia mediterranea e pascolo sull’altopiano delle Murge del sud-est della Puglia, denominato Valle d’Itria, alcuni poderi presidiati da piccole costruzioni rurali ad uso ricovero di forma conica: i trulli. Verso Nord, su un evidente rilievo, era arroccato un castello con alte mura frammentate da otto torri, che percorrevano e cingevano, come una corona, la città di Locoretondi. Così si presentava la città feudale dopo il primo conflitto tra Carlo V di Spagna e Francesco I di Francia per il dominio dell’Italia, per la ridistribuzione di tali beni ad altri feudatari di provata fedeltà, Locoretondi – annota Vaguer - conta solo cento fuochi (famiglie) e non più trecento. Di questa documentata visione cinquecentesca della città non resta più traccia: il castello aragonese, di forma quadrangolare, le mura, le torri di presidio nell’intorno, sono rappresentanti in una unica Torre nello stemma comunale. Ciò che resta invece della contemporanea Locorotondo (oggi, circa 14 mila abitanti, quasi 500 nel centro storico) è il contenuto che quel castello, mura e torri hanno difeso per oltre trecento anni: il centro antico, cuore della sua memoria, della sua architettura unica, famosa in Italia e all’estero.

Tuttora esso conserva un forte carattere identitario, per la particolarità del luogo, l’inscindibile legame con il contesto ambientale, l’unicità del rapporto con il paesaggio agrario ridisegnato dai terrazzamenti delimitati da muretti a secco in pietra calcarea, la singolarità dell’assetto urbano, dei materiali impiegati, delle tecniche costruttive tradizionali adottate.

L’immagine del centro antico sedimentata nella memoria collettiva è affidata alla coralità dell’edilizia minuta e le “cummerse”, costruzioni con il tetto spiovente, distinguono e rappresentano la città antica. Le cummerse, in particolare, costituiscono per il lavoro di tesi il punto cruciale, essendo considerate come il patrimonio fondamentale di Locorotondo, e avendo il lavoro messo in evidenza l’urgenza di sottoporle a tutela.


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