SELECT * FROM conf_articoli WHERE non_visualizzare=0 and id=9913 ORDER BY ordine DESC, id DESC

Bambini e adulti progrediscono con la logopedia in remoto

  • In BARI
  • lun 06 Aprile 2020
Bambini e adulti progrediscono con la logopedia in remoto

Lo riferisce la dr.ssa Roppa dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari, esperta nella riabilitazione logopedica

BARI - Sono tanti i servizi sanitari che, seppur bloccati negli ospedali per l’emergenza da pandemia da coronavirus, continuano ad essere garantiti con costanza seppur ‘da lontano’. Tra questi quello della logopedia per terapie di riabilitazione nei disturbi della deglutizione (ad esempio la disfagia), del linguaggio (tra cui ci sono la disfonia, la balbuzie e la disastria o dovuti alla sordità) e dell’apprendimento (dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia). Una branca medica vasta che richiede pazienza e costanza da parte sia del logopedista che del paziente sia che si tratti di un adulto che di un bambino. Le terapie logopediche, in molti casi, non richiedono né ricovero né particolari strumenti ma continuità.

A raccontare a Puglia positiva cosa sta accadendo, in questo periodo di fermo da pandemia, a questi utenti bisognosi di cure, servizi e attenzioni sanitarie, è la dottoressa Isabella Roppa, logopedista dell’età evolutiva (minori sino a 18 anni) nel reparto di Neurologia dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari e con esperienza nell’educazione e rieducazione di linguaggio e deglutizione pure per gli adulti.

«Nell’Ospedale Pediatrico abbiamo due ambiti – spiega la dottoressa Roppa - quello ambulatoriale per pazienti esterni, per valutazioni e trattamento per disturbi di linguaggio o della comunicazione, come ad esempio i bambini affetti da spettro autistico; e quello delle consulenze fatte nei reparti, prevalentemente di valutazione degli aspetti sia linguistici che comunicativi ma anche legati alla deglutizione perché i bambini neurologici hanno molte problematiche nel deglutire il cibo. RELAXINFO Facciamo attività di counsiling ossia di valutazione e di addestramento del familiare su come alimentare il bambino».

Affinché tutti i bambini già in terapia non perdessero i progressi, anche minimi, raggiunti si è pensato di adottare la riabilitazione in remoto per coloro che presentano disturbi del linguaggio o dell’apprendimento. «Tutto avviene in modo asincrono, in quanto si registrano dei video con degli esercizi di denominazione, quale potrebbe essere ad esempio nominare i colori, piuttosto che parole da ripetere o di attenzione o persino giochi da fare con i genitori». Sono proprio i genitori che, in questo particolare momento, risultano più che mai indispensabili perché hanno un nuovo doppio ruolo quello di mediatore, tra bambino e logopedista, e riabilitatore. Un ruolo quest’ultimo non semplice da gestire, perché i bambini vedono il papà o la mamma in un ruolo inconsueto e che fino a poco tempo prima legavano ad altra persona ora presente solo in un video. «I genitori diventano ‘logopedisti’ e la loro collaborazione diventa più che mai fondamentale – sottolinea la dottoressa Roppa – Senza di loro non potremmo continuare le terapie, non riusciremmo a far nulla e sarebbe un danno per i bambini. Sono infatti i genitori a ricevere e far visualizzare i video che noi registriamo e inviamo e ad assicurarsi che i bambini, soprattutto i più piccoli, le seguano con attenzione e interagiscano. Sempre ai genitori poi affidiamo il compito di registrare video dei figli mentre si esercitano con i video in remoto e li rinviano a noi logopedisti affinché possiamo capire su cosa insistere per farli migliorare».

Sembrerebbe tutto semplice, ma così non è. L’essere a casa, luogo reputato ad altro da qualsiasi bambino non certo a luogo di studio o terapia, genera dei ‘pro’ e dei ‘contro’ per la riabilitazione in remoto da tener presente. Il primo vantaggio fondamentale è la costanza decisamente «aumentata poiché avviene quotidianamente proprio grazie all’aiuto dei genitori. Si è infatti passati da sedute di due volte a settimana, di circa 45 minuti l’una in ambulatorio con terapie in gruppo di 3-4 bambini con la stessa problematica a quelle quotidiane in casa, da soli e con genitori, di durata nettamente inferiore perché «la capacità di attenzione e dell’ascolto diminuiscono per qualunque bambino. Se in ambulatorio avevo un tempo di attenzione sino a 10 minuti, intervallati da una attività – riferisce l’esperta del Giovanni XXIII - questo tempo di attenzione si è ridotto a circa un terzo. Di positivo, in questo periodo di fermo forzato, c’è che i bambini hanno sicuramente ritrovato il contesto della famiglia con mamma e papà più vicini con i quali hanno possibilità di stare più tempo sia per giocare che per fare attività riabilitativa. Il lavoro di riabilitazione è prezioso soprattutto quando già iniziato. Non va interrotto. Se in tempi ‘normali’ era già fondamentale condividere con la famiglia e coinvolgerla insieme con la scuola nella terapia affidata a figure esterne, ovvero a noi logopedisti, ora più che mai è fondamentale per continuare il lavoro e continuare a far progredire le conquiste dei bambini».

Altro discorso è quello del contatto umano con la logopedista che purtroppo viene meno e che si nota soprattutto nelle facili distrazioni e nella diminuita attenzione. Manca il rapporto relazionale umano, per cui «non ho più la possibilità di attirare la loro attenzione o complimentarmi con atti non verbali quali possono essere il toccare la spalla, fare una carezza, alterare il tono di voce. Con la barriera di uno schermo è difficile poter fare tutto questo».

Nella riabilitazione in remoto si sfrutta quella che è la motivazione insieme con la curiosità verso l’uso di tablet, telefonini e pc. I bambini digitali prima del ‘coronavirus’ erano però abituati ad utilizzare questi strumenti per giocare, guardare video o tutto quanto di loro interesse per momenti di svago. «Si trovano ora ad un utilizzo nuovo quale può essere quello di studiare piuttosto che di fare riabilitazione e questo li porta più facilmente ad una maggiore disattenzione in quanto fanno più fatica a concentrarsi e ad approcciarsi allo schermo per questo tipo di attività – aggiunge la dottoressa Roppa - La lezione o la terapia a casa riesce più difficile poiché i tempi di ascolto, attenzione, studio e memorizzazione sono molto diversi. E’ necessario trovare nuove modalità. Se la terapia fatta in ambulatorio segue delle regole, delle modalità e dei momenti stabiliti dalla logopedista, a casa bisognerà trovarne altri in base anche alla disponibilità di uno o di entrambi i genitori. La riabilitazione in remoto comunque, come emerge da dati scientifici, porta a dei risultati quando c’è stato in precedenza un approccio fisico, si è già instaurata una relazione di base, una alleanza terapeutica». Il tutto è garantito in via gratuita.

La dottoressa Roppa, con già anni di esperienza nella terapia a distanza, non demorde poiché sa bene quanto sia importante continuare a seguire i pazienti e perché crede molto nell’utilizzo positivo della riabilitazione in remoto tanto da collaborare in altre iniziative, tutte gratuite, quali il progetto “Dama” del fisiatra Francesco Manfredi sempre dell’Ospedale Pediatrico di Bari, per assistenza ospedaliera ai pazienti disabili e familiari, riadattato per la teleriabilitazione per consulti attraverso contatti tramite piattaforme per videochiamate e per consulti logopedici o per una continuità terapeutica in questo periodo di pandemia, così come fa parte del gruppo “Disturbi di linguaggio dell’età evolutiva” alla quale dedica un’ora al giorno per consulti ai genitori interessati a voler continuare la terapia logopedica a livello domiciliare, per consigli come suggerimenti di giochi o esercizi da far ripetere per allenare il linguaggio, la memoria, la capacità di attenzione o dell’ascolto così come quella della relazione, nonché è tra gli ideatori dell’app “Il Castello delle parole” realizzata con l’Università di Bari-facoltà di Scienze informatiche, che aiuta i bambini che necessitano di riabilitazione logopedica per migliorare il linguaggio e l’apprendimento di lettura e scrittura.

E non è tutto. Insieme con altri colleghi, nonché medici ed infermieri veneti, avendo lavorato con pazienti adulti per otto anni al San Camillo di Venezia, sta pensando di avviare una teleconsulenza, sempre gratuita, per tutti i pazienti post-covid ovvero coloro che avendo contratto il coronavirus sono stati ricoverati in terapia intensiva e sottoposti ad una ventilazione assistita e che quindi, dopo una grossa problematica respiratoria sono stati intubati per un tempo piuttosto lungo. Vorrebbero aiutare tutti coloro che potrebbero aver successivamente sviluppato una difficoltà nella deglutizione o nella fonazione proprio per l’intubazione protratta. Il gruppo di logopedisti si sta organizzando per poter offrire a questi pazienti sintomi lievi dal punto di vista fonatorio o della deglutizione una riabilitazione domiciliare a distanza dopo essere stati dimessi dall’ospedale e avessero necessità, laddove mancasse un logopedista di riferimento. Una iniziativa lodevole, come tutte le altre, che speriamo venga messa in atto in tempi brevi.

Anna Caiati


Articoli più letti