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Per la ‘sete’ di pace più amicizia e dialogo

  • In BARI
  • ven 21 Febbraio 2020
Per la ‘sete’ di pace più amicizia e dialogo

Lo ha detto oggi lo storico Roccucci, mentre padre Patton ha parlato di solidarietà e salvaguardia ambientale

BARI - Discorsi di benvenuto e messaggi di speranza affinché la ‘sete’ di pace avvertita ovunque ma ancora irraggiungibile possa finalmente concretizzarsi sotto vari aspetti e in tutti i Paesi del mondo a partire da quelli che si affacciano sul Mediterraneo, culla di antiche civiltà storiche, poiché dove non ci sono guerre ci sono atti violenti da fermare tra prepotenze, atti d’odio e di ostilità, nonchè di discriminazione, paure ingiustificate e tanta indifferenza da sostituire doverosamente con gentilezza, accoglienza, solidarietà, tolleranza, e voler fare.

Per l’intera città di Bari e per l’intera Puglia, ospitare l’evento “Mediterraneo frontiera di pace”, avviata il 19 febbraio al Castello Svevo, è un onore e un orgoglio ricchi di emozioni per l’intera comunità pugliese che sta accogliendo, insieme con il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei (Conferenza episcopale italiana), oltre 50 rappresentanti di chiese e religioni varie e che sarà conclusa con la presenza, il 23 febbraio 2020, di Papa Francesco I, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, a dimostrazione che Stato italiano e Chiesa cattolica sono uniti in questa importante missione di pace.

Un incontro per discutere e trovare soluzioni ad una questione mondiale che non può continuare e che si rifà a quanto scritto nel 1958 da Giorgio La Pira, politico, accademico e sindaco di Firenze, al leader egiziano Nasser dando vita ai “Colloqui Mediterranei”: «Il Mediterraneo - nel quale si bagnano le nazioni ed i popoli storicamente, culturalmente e religiosamente più vitali della terra: nazioni a civiltà cristiana, musulmana, ebrea - può diventare, davvero, se pacificato, lo spazio più luminoso della terra». Come ha ricordato il presidente della Regione, Michele Emiliano, nel suo discorso di benvenuto, aggiungendo che trent'anni dopo, questa stessa visione era ripresa dal vescovo pugliese Tonino Bello che diceva: «I segni dei tempi ci fanno scorgere nella Puglia un promontorio di pace avanzato nel Mediterraneo». E proprio don Tonino Bello è riuscito ad incarnare la Chiesa dell’accoglienza e del servizio, è riuscito a far vivere la sua dimensione spirituale nelle pieghe dell’impegno civile quotidiano. “Ci ammoniva sul rischio che la pace potesse diventare una parola vuota, priva di significato, se non è coniugata con la giustizia sociale, la solidarietà e la salvaguardia dell’ambiente - ha detto Emiliano - Non sfugge a chi, come me, ha responsabilità istituzionali, che questo grande evento che vede la presenza oggi dei Vescovi di tre continenti, ha in sé un alto valore politico. Dall’impegno condiviso, infatti, un nuovo inizio è possibile».

La Puglia si appresta ad accogliere il Santo Padre, è terra di frontiera, finestra e porta aperta sul e al mondo, «un angolo di Europa al centro del Mediterraneo che non rinuncia a essere crocevia di culture differenti, snodo millenario di arrivi e partenze, di emigrazioni e di immigrazioni. Una Puglia consapevole che la lotta alla povertà non può che incarnarsi in politiche e cultura dell’accoglienza, dell’inclusione e dell’inviolabilità dei diritti umani» come si fa qui da sempre ed in particolare da 15 anni. «Con la Vostra presenza – ha affermato ancora Emiliano - oggi consacrate quella vocazione che ha orientato l’impegno di questi anni. E richiamate noi tutti a una nuova responsabilità: far sì che le nostre azioni e le nostre parole siano sempre rivolte al bene e al superamento di ogni tipo di confine, a cominciare da quelli che ancora dividono gli esseri umani, quei confini che alimentano diseguaglianze e ingiustizie. Da questo angolo di mare noi vogliamo tessere la trama della nostra storia di uomini e donne che credono nella forza della pace e del dialogo e intendono costruire relazioni feconde con i nostri fratelli e le nostre sorelle dei Balcani, del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Europa, in un processo di crescita reciproca. La Vostra presenza qui a Bari, insieme al Santo Padre, è quindi per noi motivo di speranza. Siete un punto di riferimento per quanti vogliono costruire percorsi d’integrazione tra culture differenti, che rappresentano il vero antidoto ai veleni del fondamentalismo, ai veleni di chi nega al Mediterraneo e ai popoli che vi abitano l’aspirazione a essere un mare di pace».

Sulla stessa scia il sindaco Antonio Decaro che ha invece fatto riferimento ad un sermone dell’XI secolo, in cui si «definisce la nostra città (Bari, ndr) felice perché custodisce le ossa di San Nicola, non solo racchiude in sé i sentimenti che oggi provano i baresi nell’accogliervi con affetto e devozione, ma testimonia anche la vocazione millenaria di questa città quale terra di incontro e di dialogo, terra che unisce e non divide, luogo ideale per momenti di riflessione spirituale e di preghiera». A scegliere Bari come sede dell’incontro, unico e straordinario, è stato il Cardinale Bassetti con la Cei, ed è questa la città del Mediterraneo che da sempre «fa i conti con la vitalità di un mare che porta con sé gli echi di altri Paesi e di altre storie. Ha vissuto e vive le contraddizioni e i limiti legati all’accoglienza di popoli in fuga, è stata teatro della prima grande ondata migratoria, quella dalle dimensioni bibliche dei ventimila albanesi che agli inizi di agosto del 1991 arrivarono a Bari in cerca di libertà e di benessere. Arrivarono dal mare, da quel mare che un sindaco, molto tempo fa, mise al centro della sua iniziativa di pace e di cooperazione». La speranza di tutti è che la preghiera insieme con il messaggio univoco e finale di questo incontro possa «risuonare con forza e raggiungere i cuori di tutti, dei potenti del mondo come dei semplici cittadini», ha concluso Decaro aggiungendo le parole di don Tonino Bello riferendosi al bacino del Mediterraneo affinché possa essere “arca di pace e non più arco di guerra”.

Il primo discorso per il “Mediterraneo frontiera di pace” lo ha tenuto la professoressa Giuseppina De Simone, docente alla Pontificia Università Lateranense, che si è concentrata su come consegnare la fede alle future generazioni parlando di fondamentalismo affermando che «qualunque sia la forma in cui prende corpo, anche quanto si fa strada nella vita della Chiesa, è sempre una sconfitta della fede e una negazione della capacità umanizzante dell’esperienza di Dio». Mentre padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, ha ribadito che «Un piano di pace perché funzioni deve vedere coinvolti prima di tutto i soggetti che dovrebbero fare pace, quindi c’è bisogno che questi siano invitati da qualcuno a sedersi attorno a un medesimo tavolo. I piani di pace non si possono calare dall’alto».

Si è invece soffermato sulla necessità di dialogo e amicizia di cui la pace ha bisogno per «costruire ponti e superare i muri della divisione e dell’odio», il professor Adriano Roccucci, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre, che ha parlato oggi, 21 febbraio, di “Speranza cristiana e Mediterraneo. Le sfide di un cambiamento d’epoca”. Tra gli altri punti fatti emergere quello dell’antisemitismo che si manifesta con preoccupazione in molte società mediterranee «con nuove minacciose insorgenze, come sta avvenendo in Europa, o persistenti atteggiamenti di ostilità» per cui propone amicizia, convivenza e convivialità nelle nostre società e di cui c’è sempre più bisogno.

Nella serata del 20 febbraio molti ospiti hanno visitato la Basilica di San Nicola e passeggiato tra i vicoli di Bari vecchia con speciale ‘guida’ il sindaco di Bari Antonio Decaro. In particolare hanno assaggiato le sgagliozze e i dolci tipici pugliesi in una nota pasticceria, oltre ad aver potuto passeggiare in tutta tranquillità, sebbene in una fredda serata di febbraio, nella città che sino a qualche decennio fa non era ritenuta sicura e che invece sta dimostrando il contrario.
 


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