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La chiesa di Sant’Antonio da Padova non sarà ‘trasformata’

  • In FOGGIA
  • ven 21 Febbraio 2020
La chiesa di Sant’Antonio da Padova non sarà ‘trasformata’

Fu progettata dall’architetto di origine ebrea Davide Pacanowski, allievo di Le Corbusier

FOGGIA - A quasi un mese dalle celebrazioni per la Giornata della memoria, 27 gennaio, l’Ordine degli Architetti della provincia di Foggia esprime soddisfazione per la chiusura della vicenda relativa alla chiesa di Sant’Antonio da Padova. Una vicenda che si lega al triste e inumano periodo della Shoah in cui anche Foggia fu protagonista per le leggi razziali ma che oggi con grande orgoglio può finalmente rendere onore all’architetto progettista della chiesa. E già perché la questione del Crocifisso di Foggia non per tutti era solo uno ‘spostamento’ o una ‘sostituzione’ di opere religiose in quanto rappresenta il ricordo di un grande professionista ebreo, di origine polacca naturalizzato italiano (ottenne la cittadinanza nel 1954) dove si laureò e visse a lungo, vanto della città pugliese, e che con la ‘sostituzione’ in qualche modo si rischiava, oltre che rovinare un’opera architettonica di oltre 40 anni fa, pure la memoria storica.

La chiesa di Sant’Antonio da Padova, come ricorda in una nota inviata alla stampa il presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Foggia, Nicola Tramonte, intervenendo su una questione che, per diversi motivi, stava molto a cuore al mondo dell’architettura di Capitanata, fu progettata da Davide Pacanowski (1905-1998), un grande architetto del ‘900, tra l’altro allievo del maestro del Novecento Le Corbusier, laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1928. Nel 1938 fu internano in un campo di concentramento in Molise. Con l’entrata in vigore delle leggi razziali, il regime fascista lo cancellò dall’Ordine degli Architetti di Roma (Oar) in quanto ebreo. L’Oar, in occasione della Giornata della Memoria, ha annullato la radiazione operata dai fascisti con una cerimonia dal grande valore simbolico, ricordando la notevole produzione architettonica di Davide Pacanowski.

“Se la memoria, la storia e il rispetto dei profondi significati ad esse connesse hanno un valore cristiano e universale – scrive il presidente Tramonte - allora nella Chiesa di Sant’Antonio da Padova non possono essere operati cambiamenti che stravolgano il senso del lavoro compiuto da Pacanowski in accordo con chi, nella Chiesa, alla fine degli anni ’60 dello scorso secolo, si affidò alla sua sensibilità e alla sua grande professionalità”.

Voluta da monsignor Lenotti, la chiesa fu affidata nel 1966 ai frati minori, e finita di costruire nel 1977. L’architetto Pacanowski non curò solo l’architettura esterna, in stile moderno, ma anche gli addobbi marmorei interni, tra cui il crocifisso in bronzo opera di padre Guglielmo Schiavina e statue lignee ed in ceramica dello scultore Enzo Assenza. Particolare del crocifisso è una delle mani di Gesù in croce, in quanto appare libera da chiodi a simboleggiare la vittoria sulla morte e la prossima resurrezione e che il parroco voleva sostituire con la grande pala “Corona misterica”. Una proposta bocciata persino dai fedeli in un referendum appositamente organizzato.

Esternamente la chiesa Pacanowski ha voluto riportare la tenda biblica con la particolare calotta di copertura che la rende unica, riportando qui gli studi effettuati con Le Corbusier nella cappella di Ronchamp, oggi sito Unesco di pellegrinaggio.

Diversi gli elementi della chiesa foggiana che, negli anni, sono stati rimossi e sostituiti con altri, aggiunge Tramonte e che hanno modificato la memoria e la storia della città stessa. “Spostare il crocifisso monumentale per far posto a un nuovo elemento, nella fattispecie un pannello di grandi dimensioni – continua Tramonte - non avrebbe fatto altro che mortificare quella memoria e quella storia alle quali ho fatto riferimento, sacrificando la coerenza di un progetto che conferì identità e armonia a una Chiesa alla quale tanti foggiani e moltissimi fedeli sono profondamente legati”.

Il parere dell’Ordine degli Architetti di Foggia è lo stesso già autorevolmente espresso dalla Commissione di Arte Sacra e di Beni Culturali, all’interno del quale, citando la normativa della Conferenza Episcopale Italiana, si rileva la necessità di evitare la “frammentarietà e la disorganicità dell’apparato iconografico dell’aula liturgica”. Un parere che, nel dicembre 2018, ricordava come il progetto generale della Chiesa di Sant’Antonio da Padova fu approvato dalla Pontificia Commissione di Arte Sacra il 28 luglio 1966 secondo la proposta dell’architetto Davide Pacanowski “che si lasciò ispirare dai criteri di nobile semplicità portati avanti dall’allora Costituzione sulla sacra liturgia del Concilio Vaticano II”.

La decisione ora adottata, per fortuna, scongiura la possibilità di un ulteriore cambiamento degli elementi architettonici della Chiesa di Sant’Antonio Abate. “Nel segno del buon senso, si chiude una vicenda riguardante un’opera che appartiene alla storia della città – conclude Tramonte - al patrimonio di affetto e memoria collettivi, oltre che alla vasta comunità dei fedeli. Questa decisione, dunque, è un atto d’amore e di profondo rispetto verso quel patrimonio di affetto e di valori”.


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