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La storia degli ebrei a Brindisi nelle carte dell’Archivio-Biblioteca

La storia degli ebrei a Brindisi nelle carte dell’Archivio-Biblioteca

Per il Giorno della Memoria la Biblioteca arcivescovile De Leo ricorda le vittime della Shoah

BRINDISI - La Biblioteca pubblica arcivescovile “Annibale De Leo” di Brindisi vuole ricordare la ricorrenza del “Giorno della memoria” e le vittime della Shoah offrendo alla città l’esposizione di preziose carte del proprio "Archivio/Biblioteca” in una mostra documentaria a tema. L’allestimento di foto e documenti dal titolo: "La Shoah nelle carte" sarà allestita nella sala studio della biblioteca, in piazza Duomo 11, e sarà visitabile dal 27 al 30 gennaio 2020, con accesso libero e gratuito negli orari di apertura della biblioteca (8-13 e 15-18), con una visita guidata il 27 gennaio alle ore 18.30.

L’obiettivo della mostra è raccontare, attraverso i documenti, la declinazione locale di eventi di portata nazionale ed europea: la propaganda e la legislazione razzista del fascismo insieme alla successiva deportazione degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Saranno esposti documenti dai fondi della biblioteca e dell'archivio storico diocesano, oltre a numeri de “La Difesa della razza”, articoli tratti dai quotidiani locali, libri dell'epoca: testimonianze preziose per sottolineare una quotidianità spezzata dalle leggi antiebraiche e da una burocrazia che criminalizzò la diversità e perseguitò vite umane. La narrazione attraverso carte ben poco conosciute di una delle pieghe più brutte della storia.

Tra le altre documentazioni una serie di fotografie dopo il bombardamento subito dalla città di Brindisi nella notte tra il 7 e l’8 novembre del 1941 (una delle bombe è stata scoperta e disinnescata dopo una vasta evacuazione della città il 15 dicembre 2019) che portò al fuggi fuggi della quasi totalità dei residenti nei vari rifugi antiaerei, ma soprattutto nella provincia a seguito dei danni causati dall’esplosione di numerose bombe tra cui quella di un agglomerato di case in via Cittadella, poiché fu sbagliato l’obiettivo che invece avrebbe dovuto essere il Castello Svevo sede del Comando Marina. Ma la città di Brindisi, oltre a questo triste e sconvolgente episodio di guerra, è fortemente legata alla storia della Guerra del 1940-45 per altri eventi. Nel settembre del 1943 il re Vittorio Emanuele II, con la regina Elena e il principe ereditario Umberto giunsero in esilio a Brindisi dove rimasero sino a febbraio del 1944 dimorando nel Castello. E fu sempre qui che nel gennaio del 1944 fu esiliato, dallo stesso re, a sua volta costretto da Mussolini, il governo italiano che proprio nella città pugliese gettò le basi dell’armistizio di fine guerra ed in particolare venne elaborato il primo decreto di abolizione parziale delle leggi razziali del 1938 e del 1939. Nell’Archivio di Stato a Brindisi si conserva la Gazzetta Ufficiale dell’epoca dove fu pubblicato quel primo decreto. Non solo, da altri documenti conservati, si evince che, la città di Brindisi, da sempre porto tra Occidente e Oriente, vide una cospicua comunità ebraica risiedere dopo la diaspora sefardita spagnola dove giunsero in Terra d’Otranto in migliaia, sino a contarne 25mila, a seguito dell’espulsione da parte dei Re cattolici dalla Penisola Iberica, dalla Spagna (Sefarad in ebraico) in particolare, nel 1492, quando vennero cacciati dalle loro terre, proprietà e case perché si rifiutarono di convertirsi al cattolicesimo a seguito del Decreto dell’Alhambra noto pure come Editto di Granada.

La presenza di ebrei a Brindisi ha però radici antiche risalenti sin ai tempi dell’antico Impero Romano ai tempi città di approdo tra Roma e Oriente. Durante la ricostruzione di Brindisi, distrutta dai berberi, ad opera dei Bizantini nell’IX secolo, ritornarono numerosi ebrei fuggiti alle incursioni berbere. Così come ci sono documenti che attestano che Federico II di Svevia nel 1219 riconobbe la libertà a cristiani ed ebrei. Seguirono altre persecuzioni e allontanamenti nei vari secoli e millenni successivi sempre per rifiuto di conversioni obbligate al cristianesimo. Sino ad arrivare al ‘900 e alla Seconda Guerra Mondiale. In quest’epoca gli ebrei risiedevano a Brindisi in un quartiere vicino al porto interno (seno di levante) e si estendeva dalla Nunziata alla Mena, attuale via Giudea, così chiamata in omaggio all’abolizione delle leggi razziali che, tra l’altro, videro cambiare il nome della strada in via Tunisi.


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