SELECT * FROM conf_articoli WHERE non_visualizzare=0 and id=9483 ORDER BY ordine DESC, id DESC

Studentesse presentano progetto per il restauro dell’ex Convento

Studentesse presentano progetto per il restauro dell’ex Convento

Si tratta di laureande in architettura al PoliBa preoccupate dal degrado in cui versa lo storico complesso

OSTUNI - Da cinquecento anni segna la vita della Città Bianca, ma da tempo è abbandonato e presto, grazie ad un lavoro certosino di ricerca di quattro studentesse del Politecnico di Bari, potrebbe essere finalmente restaurato e recuperato per essere restituito alla città di Ostuni. Stiamo parlando del convento dei Carmelitani di Ostuni, complesso monumentale conventuale dedicato a Santa Maria della Misericordia con la chiesa attigua di Maria Santissima del Monte Carmelo, che dal 1400 raccontato la storia, le vicende, la fede della comunità ostunese.

Qui sono state vissute le sorti del Viceregno di Spagna nell’Italia meridionale e dei Borboni, l’ascesa inarrestabile di Napoleone e le decisioni sulla sua sorte del fratello Giuseppe Bonaparte e del successore Gioacchino Murat sino all’Unità d’Italia e persino le due guerre mondiali. Ha ospitato religiosi e pellegrini da e per la Terra Santa. Nella seconda metà dell’Ottocento è diventato Orfanotrofio femminile, e durante l’ultimo conflitto mondiale ha ospitato le truppe di passaggio. Ma soprattutto per tanti secoli, insieme con la città di Ostuni, ha avuto un ruolo storicamente importante per l’ordine mendicante dei carmelitani in Puglia, tanto da inserirsi, storicamente, nel circuito di presidio presente a Brindisi, Barletta, Lecce, Trani, Bitonto e Morciano di Leuca.

Il lavoro di studio e ricerca è stato presentato il 20 novembre scorso ad Ostuni, la città nota per i suoi palazzi e case bianche, per la sua architettura tinta di latte di calce viva che si inerpica alla collina vive la luce della celebrità e della mondanità internazionale. Da tempo però, ormai troppo, nel suo cono d’ombra, fatto di silenzio e abbandono, c’è l’ex complesso conventuale dei Padri Carmelitani che attende di conoscere il suo destino.

Costruito nella seconda metà del 1400, sotto il dominio degli aragonesi, in località “il fosso”, a ridosso delle mura urbane che cingevano il centro antico e adiacente alla primitiva chiesa “vecchia” divenuta poi, Maria Santissima del Monte Carmelo, il complesso conventuale ha costituito per secoli un punto di riferimento degli ordini mendicanti della città e della provincia carmelitana.

Originariamente concepito come un unico organismo architettonico, con l’avventura napoleonica e le leggi sulla eversione della feudalità (1806-1808) il complesso conventuale è stato suddiviso in due distinte proprietà con l’assegnazione della chiesa alla Curia Arcivescovile Brindisi-Ostuni e del convento al Comune di Ostuni.

Mentre la Chiesa attualmente continua a svolgere la sua antica funzione, il convento divenuto inaccessibile, è stato abbandonato nel corso degli anni e verte in un avanzato stato di incuria, causato da una mancanza azione manutentiva. Lo studio sul complesso conventuale condotto nel Politecnico di Bari, dagli studenti: Roberta Lamorgese (di Capurso), Antonella Magistro (Acquaviva delle Fonti), Angela Pepe (Acquaviva delle Fonti) e Francesca Strippoli (Andria), allieve del corso di laurea in Architettura nell'ambito del laboratorio annuale 2018-2019 di Restauro, ha consentito una nuova visione del monumento e propone una nuova idea di progetto di restauro per un suo uso pubblico.

L’iter conoscitivo affrontato dalle studentesse guidate dalla tutor architetto Maria Antonietta Catella con la supervisione della professoressa Rossella de Cadilhac, docente di restauro architettonico presso il dICAR del Politecnico di Bari è stato condotto secondo la migliore tradizione degli studi della Storia dell’architettura e del Restauro basandolo sul riscontro dei dati provenienti dall’indagine diretta condotta attraverso il rilievo, lo studio stratigrafico degli elevati, la ricerca d’archivio, fino alla formulazione di ipotesi attendibili sulle principali fasi costruttive che hanno permesso di orientare le scelte di progetto.

L’analisi delle forme diverse forme di degrado, da quelle strutturali, a quelle causate dall’azione degli agenti naturali, alle azioni antropiche, ha permesso di elaborare una proposta di conservazione e valorizzazione consona all’antica vocazione dei luoghi e volta ad un rinnovato uso per la fruizione pubblica – nel rispetto della materia antica, dei valori storico-artistici e compatibile con l’antica distribuzione – allo scopo di ristabilire l’originario rapporto dialogico ed organico tra la chiesa e il complesso conventuale.

Nel 2013, il Comune di Ostuni affidò ad una società privata di Bari i lavori di restauro, risanamento conservativo e successiva gestione ma d’allora nulla è cambiato. Ma non se n’è fatto più nulla.

Il lavoro di ricerca e l’idea di un nuovo progetto di restauro è stato presentato in occasione della conferenza, "Il quadro delle conoscenze per un consapevole progetto di restauro". Lo studio dettagliato e corposo, contenuto in tre libri ognuno costituito da oltre un centinaio di fogli, mette in evidenza la qualità descrittiva della ricerca, nutrita dal rilievo stratigrafico degli elevati, dalla loro condizione di fatto, anche attraverso le immagini presentate.

L’analisi delle diverse forme di degrado: da quelle strutturali, a quelle causate dall’azione degli agenti naturali, alle azioni antropiche, ha permesso di elaborare una proposta di conservazione e valorizzazione consona all’antica vocazione dei luoghi e volta ad un rinnovato uso per la fruizione pubblica – nel rispetto della materia antica, dei valori storico-artistici e compatibile con l’antica distribuzione – allo scopo di ristabilire l’originario rapporto dialogico ed organico tra la chiesa e il complesso conventuale.

Sulla base di una analisi della storia del contesto attuale e delle risorse le studentesse hanno individuato, seguendo la filosofia-guida del rispetto dell’identità e della memoria del monumento, del minimo intervento, un riuso compatibile con una nuova destinazione d’uso e hanno proposto l’idea di creazione di una “Scuola di Alta Formazione in Restauro, Conservazione e Lavorazione dei Materiali Lapidei” legata alla tradizione delle costruzioni a secco e dei materiali lapidei di quell’area geografica.

Particolare interesse ha suscitato il copioso lavoro racchiuso in tre volumi, arricchito da numerose tavole esposte nel contesto ecclesiale. Numeroso e interessato si è dimostrato il pubblico: dal sindaco della Città, Guglielmo Cavallo, accompagnato da due assessori, che ha assicurato tutto l’interesse personale a conoscere meglio il progetto del Poliba, assicurando un approfondimento del caso al priore della Confraternita del Carmelo, Domenico Palmieri.


Articoli più letti