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Lo 'schopp' tra i riti caratteristici pasquali di Vico

  • In FOGGIA
  • ven 12 Aprile 2019
Lo 'schopp' tra i riti caratteristici pasquali di Vico

Le cinque Confraternite e le 11 parrocchie pronte a rievocare la Passione di Gesù

VICO DEL GARGANO - La Messa Pazza senza eucarestia, la simulazione del terremoto con il tradizionale “schopp” e l’intonazione potente del Miserere durante la processione della Madonna, sono i riti che caratterizzano la Settimana Santa di Vico Del Gargano. Tra le tradizioni pugliesi più apprezzate nel mondo soprattutto per i canti e i costumi delle Confraternite che riescono ad arricchire l’atmosfera commovente, tra storia, partecipazione intensa e suggestioni.

Il prologo degli appuntamenti pasquali è la Domenica delle Palme, quest’anno arriva il 14 aprile, con un programma di eventi civili e religiosi che vede insieme Amministrazione comunale, 11 Parrocchie e le 5 Confraternite di Vico del Gargano.

Il primo, in calendario, è alle ore 20 del Mercoledì Santo, 17 aprile, quando nelle Chiese di San Nicola, San Giuseppe e del Carmine si celebrerà l’Ufficio delle Tenebre. Il Giovedì Santo, 8 aprile, è forse la giornata che più delle altre distingue ed esprime le peculiarità della Settimana Santa vichese con la celebrazione alle ore 17, in tutte le chiese, della Santa Messa In Coena Domini, a cui segue alle ore 21, nella Chiesa Madre, il momento di profondo raccoglimento per il “Pianto della Madonna” e dalle ore 21.30, l’Ufficio delle Tenebre cantato dalle voci delle Confraternite e, prima dei “Sepolcri” nelle 11 chiese, lo “schopp” finale. Lo “schopp” si svolge al termine delle lodi, quando i fedeli battono i piedi e agitano le “racanelle”, raganella in italiano, uno strumento in legno che produce suoni brevi e secchi attraverso la rotazione di una lamina su una ruota dentellata. Le racanelle e il rumore dei piedi che battono a terra cercano di riprodurre il rombo del terremoto che accompagnò la morte di Gesù Cristo.

Il giorno del Venerdì Santo, il 19 aprile, è quello più lungo e più interno della Settimana Santa di Vico del Gargano per il cosiddetto Grande Corteo. La Madonna Addolorata viene portata in processione accompagnata dalle donne, a partire dalle 8 del mattino. Sono le Confraternite che, in processione penitenziali, portano in spalla la Madonna a visitare Gesù nelle 11 chiese cantando il salmo 50° Miserere, per poi rientrare nelle proprie sedi intonando l’inno “Pange lingua gloriosi”. Alle ore 15 sarà di scena la celebrazione dell’Agonia nella Chiesa del Purgatorio che custodisce la Stauroteca, reliquia della croce di Gesù. Dalle 17 alle 18, si celebra nelle parrocchie la cosiddetta Messa Pazza, così chiamata perché nella celebrazione manca il momento della consacrazione eucaristica. Alle ore 19, uno dei momenti più solenni e spettacolari con l’uscita, in un unico grande corteo, di tutte le Confraternite e della popolazione per portare in processione il simulacro dell’Addolorata della Chiesa Matrice e il Cristo morto della Chiesa di San Giuseppe intonando a cori alterni il Miserere.

Il Sabato Santo, 20 aprile, e la domenica di Pasqua, 21 aprile, le celebrazioni della Settimana Santa di Vico del Gargano si concludono con altri eventi tra cui la veglia pasquale dalle ore 22.30 del sabato, benedizione del fuoco e dell’acqua nelle parrocchie. Forse più che in altri periodi dell’anno, è questo quello in cui emergono in modo completo, caleidoscopico e antropologico l’identità e la meraviglia di Vico del Gargano, promosso dall’Anci nel circuito de I Borghi più belli d’Italia, avamposto di fascino e mistero legato ai “due cieli”, uno di terra e uno di mare grazie al suo affaccio sulla costa con le frazioni balneari di San Menaio e Calenella. Un coinvolgimento esperienziale potente e intenso, che coinvolge tutti i sensi: la vista delle 11 antiche chiese, delle architetture del borgo; l’olfatto che percepisce l’incenso delle cerimonie religiose, il profumo delle tipicità enogastronomiche pasquali; la sensibilità tattile messa alla prova nel contatto con la terra; il gusto del patrimonio enogastronomico; l’udito sollecitato dal riconoscere l’unicità della tradizione etnomusicale garganica legata agli antichi canti.


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