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Comune affigge una targa in ricordo del pastificio D'Onofrio & Longo

  • In FOGGIA
  • lun 14 Gennaio 2019
Comune affigge una targa in ricordo del pastificio D'Onofrio & Longo

Per oltre mezzo secolo ha dato lavoro e prodotto pasta venduta in tutta Italia

MANFREDONIA - Un'impresa con oltre cinquantanni di attività, a Manfredonia, non sarà mai dimenticata, nonostante non esista più dalla fine degli anni Sessanta. Si tratta del mulino e pastificio D’Onofrio & Longo. La sede era nell'odierna via Arcivescovado dove, dal 22 dicembre 2018, sul palazzo edificato dove si trovava lo storico mulino ora spicca una grande targa posta per ricordare questa pagina importante della storia economica sipontina e dell’intera provincia foggiana.

A volerla è stata l'Amministrazione comunale che, senza clamori, ha posto la pietra su una parte dell'edificio costruito proprio sul luogo del mulino e pastificio D’Onofrio & Longo, che era stato realizzato su costruzioni preesistenti tra l’attuale via delle Antiche Mura, via Arcivescovado e via Tribuna.

Il nipote dell'omonimo titolare del pastificio e apprezzato presidente dell'Azienda autonoma Soggiorno e Turismo, nonchè console del Touring Club Italia, avvocato Vincenzo D'Onofrio, intervenuto all’installazione della lapide, ha voluto ringraziare personalmente i professori Lorenzo Mondelli e Matteo Palumbo, quest'ultimo scomparso, il sindaco, Angelo Riccardi e la giunta comunale, che hanno reso possibile il significativo gesto.

Il mulino e pastificio D'Onofrio & Longo, purtroppo, ha cessato l'attività da più di cinquant'anni ma tutta Manfredonia ricorda ancora i prodotti consumati sulle tavole di casa e c'è poi chi ha avuto anche l'onore di lavorare lì. Ed è a questi che lo stesso avvocato D'Onofrio ha voluto ricordare e dedicare un particolare affettuoso pensiero alle famiglie dei dirigenti, degli impiegati e degli operai che hanno consentito per oltre 4 secoli di portare avanti l'attività.

Per il sindaco Riccardi la targa è un segno di dovere dell'Amministrazione comunale, ma soprattutto di ringraziamento della Comunità per ricordare cittadini e imprese, insieme con iniziative culturali, sociali ed economiche, "che hanno contribuito in modo significativo e rilevante alla crescita e allo sviluppo della Comunità, perché siano di esempio e di sprone per tutti ad adoperarsi per il bene comune”. E, nella storia di Manfredonia, l’arte della conservazione e della molitura del grano è testimoniata ancora oggi, grazie alla presenza di edifici, di magazzini e di toponimi, che ne ricordano l’importanza per i risvolti sociali ed economici.

La famiglia D’Onofrio, commercianti cerealicoli foggiani, acquistò i locali che si trovavano nelle immediate vicinanze della ‘Porta nuova’ e, così facendo, trasferì anche la propria dimora a Manfredonia. “Il ragionier Vincenzo – scrisse A. Ferrara in ‘Manfredonia: notabili tra vita e arte’- si diede con passione all’amministrazione dell’importante complesso, che ampliò e potenziò avvalendosi dei più moderni ritrovati tecnici dell’industria molitoria e della pastificazione. Lo stabilimento, per la sua benemerita attività, ha scritto, specialmente nel periodo delle due guerre, una pagina memorabile nel campo dell’industria provinciale, lasciando un grato ricordo nella cittadinanza” grazie anche alle tante opere di generosità e di beneficenza, a favore dei poveri e delle orfanelle, della moglie del D’Onofrio: la signora Rosa Longo, a cui il commendatore Vincenzo D’Onofrio dedicò quell’affascinante struttura che risponde al nome di ‘Villa Rosa’ e quella struggente dedica sulla targa che era posta all’ingresso (“Per te/o mia Rosina questa villa che tutta la mia vita/ormai rinserra, io volli progettare e costruire. Disagi, avversità, violenze infami non valsero a fermare il mio cammino/ più forte fu la fede più forte ancor l’amore/Vinsi!/E la tua reggia alfin dal sol baciata/da mille e mille piante profumata/brillò su questa arida pietraia/Ma tu la mia fatica compiuta non vedesti!/Dal ciel mi sorridesti e il tuo sorriso/Fu tutto il premio ch’io avea sognato/1940 – XVIII”)".

Il mulino e pastificio D’Onofrio, nel corso della sua lunga attività, consentì posti di lavoro e la produzione di pasta come la famosa pasta Sovrana che riscossero consensi e apprezzamenti in tutta Italia. Il 15 dicembre 1950 un violento incendio distrusse una parte dell’importante complesso. Vincenzo D’Onofrio non si perse d’animo e fece ricostruire quanto distrutto dalle fiamme. Il 31 dicembre 1966, però, gli eredi si videro costretti a chiudere l’attività. Per far fronte agli oneri di liquidazione, gli eredi decisero di vendere villa Rosa, nel 1967, in favore di monsignor Andrea Cesarano per i diritti di piena proprietà pari al 50% e della sorella di questi, la signora Cesarano-Giglio per l’altro 50%.

L'epigrafe realizzata sulla lapide in pietra di Apricena posta, qualche settimana fa, sull'edificio in via Arcivescovado è la seguente: “In questo luogo sorgevano il mulino e il pastificio D’Onofrio & Longo che, per più di cinquant’anni, offrirono pane, lavoro e fama alla città, scrivendo una pagina memorabile nel campo dell’industria provinciale, lasciando un grato ricordo. La sua maestosa mole andò in parte distrutta da un violento incendio scoppiato il 15 dicembre 1950. L’Amministrazione comunale a memoria pose. 19 dicembre 2018”.


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