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Una mostra dedicata a Renata Fonte, l’assessore uccisa nel 1984

  • In LECCE
  • mer 17 Ottobre 2018
Una mostra dedicata a Renata Fonte, l’assessore uccisa nel 1984
Una delle immagini della mostra "I Luoghi di Renata"

Curata da Paolo Laku ricostruisce la storia della donna salentina che pagò con la vita la difesa della terra

SAN CASSIANO - Da Fiumefreddo a Porto Selvaggio è l’itinerario offerto dalla mostra fotografica dedicata a Renata Fonte ed allestito nel frantoio ipogeo, piazza Cito, a San Cassiano. Dopo il successo a Nardò la mostra intitolata “I Luoghi di Renata” inizia il suo viaggio itinerante nei paesi del Salento per sensibilizzare studenti e visitatori sul tema della tutela dell’ambiente.

Inaugurata lo scorso 14 ottobre, l’esposizione è realizzata nell’ambito del “Festival la Notte della Taranta” dedicato al paesaggio e promossa dall’associazione “ConTatto” onlus di San Cassiano, la mostra curata da Palo Laku con la ricerca giornalistica di Gabriella Della Monaca, esplora la natura e l’intima solitudine dell’assessore alla cultura e alla pubblica istruzione di Nardò, Renata Fonte, uccisa il 31 marzo del 1984. Pagò con la vita la difesa estrema della sua terra. Alla speculazione edilizia e alla minaccia di cementificazione dell’incantevole baia, Renata Fonte oppose la cultura della bellezza e della salvaguardia dell’ambiente. All’incontro inaugurale svoltasi nella Sala consiliare del Comune di San Cassiano, domenica 14 ottobre, erano presenti le figlie di Renata, Sabrina e Viviana Metrangola, ed i rappresentanti dell’associazione “ConTatto”. La sequenza di immagini di Paolo Laku restituisce lo sguardo di Renata, attraverso la testimonianza delle figlie Sabrina e Viviana, sui luoghi che hanno determinato le scelte nella sua breve vita.

Si parte da Fiumefreddo di Sicilia, in provincia di Catania, dove Renata ha atteso il ritorno nella sua casa, il Salento, guardando il mare, gli scavi archeologici di Torrerossa, la natura incontaminata sugli argini del fiume che diventerà Riserva Naturale nel 1984, anno in cui la giovane mamma venne assassinata.

Da piazza Salandra al teatro comunale di Nardò, i luoghi di Renata, sono piazze d’incontro e condivisione di valori: le battaglie sociali e civili al fianco del prozio Pantaleo Ingusci, insigne storico mazziniano neretino, l’ascolto delle donne e dei minori, le parole pronunciate dai microfoni di Radio Nardò Uno. Sono luoghi di intima felicità nell’estate salentina a Santa Maria al Bagno tra il sorriso delle sue bimbe e il brusìo del mare. Sono luoghi di lettura: telegrammi, lettere di studenti, disegni di bambini che nel 1978 si mobilitarono per salvare Porto Selvaggio. Un movimento spontaneo che spinse Renata a credere che anche l’ultima battaglia contro la minaccia di cementificazione del paradiso selvaggio sarebbe stata vinta. Sono luoghi di ricerca di verità. Il tassello mancante nella storia di una donna che continua a vivere in ogni sguardo che si affaccia su Porto Selvaggio. La mostra sarà ospitata sino al 4 novembre 2018.


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