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Le nuove sonorità dell’organo del Conservatorio in un concerto ad hoc

  • In BARI
  • mer 18 Aprile 2018
Le nuove sonorità dell’organo del Conservatorio in un concerto ad hoc

Terminati gli interventi di registrazione delle canne, finalmente parte la stagione concertistica

BARI - Il maestoso organo Tamburini del Conservatorio di Bari è finalmente pronto per diffondere note e suoni magnifici come non ha mai fatto prima d’ora. Si proprio così, come mai accaduto prima. Perché sebbene rimontato dopo un’approfondita pulizia, dopo essere stato smontato pezzo pezzo (tra l’altro in parte trasferito momentaneamente per le necessarie ‘cure’ nei magazzini della ditta incaricata delle operazioni, oltre che in quelli del Conservatorio) ha nuove parti che lo hanno reso ancor più imponente e perfetto in sonorizzazione. Oltre a nuovo splendore estetico ha dunque acquistato meravigliose dote sonore mai avute prima.

Terminato il montaggio che ha consentito a settembre 2017 l’inaugurazione del nuovo Auditorium “Nino Rota”, altrettanto grande e di perfetta acustica rispetto al precedente, come in quasi nessun altro Conservatorio italiano, è stato fermo (ma solo per il pubblico) per sette mesi. Da settembre sino a qualche settimana fa il maestro organista Enzo Filacaro, docente di Organo al Conservatorio “Piccini” di Bari, insieme con l’organaro cavalier Francesco Zanin hanno messo a punto registri e canne nel silenzio più assoluto, in un Auditorium praticamente sigillato dove era necessario garantire il silenzio ed evitare ogni rumore poiché avrebbe compromesso il lavoro già fatto con il rischio di dover ricominciare tutto daccapo. Finalmente tutto è stato ultimato e l’organo del Conservatorio “Piccinni”, che da ora ha preso il nome di Tamburini-Zanin, può finalmente essere inaugurato in tutta la sua imponenza con un doppio concerto in programma il 20 ed il 21 aprile prossimi.

L’organo fu commissionato da Nino Rota, direttore del Conservatorio, alla fine degli anni ‘50 e, sebbene completato nel 1973 l’organo attese 7 anni per essere installato nell’Auditorium cui era destinato e non ancora terminato, lo stesso Nino Rota a cui fu poi dedicato l’Auditorium non ne vide la fine. Solo nel 1980 il “Tamburini” venne finalmente collocato al suo posto ed inaugurato il 16 marzo 1983. La chiusura dell’Auditorium per il restauro ha influito negativamente sullo stesso organo, già compromesso per gli oltre 20 anni d’uso, tanto che nel 2009 è stato smontato per il restauro. I lavori dallo smontaggio alla pulizia, al rimontaggio ed al riaccordo di canne e registri, sono stati affidati all’azienda Zanin, alla settima generazione di organari di Codroipo (Udine) che, fondata nel 1827, ha un forte e lungo legame con gli organi della Puglia tanto da aver costruito e restaurato quelli della Basilica di San Nicola e delle Cattedrali di Bari, Trani e Foggia, solo per citarne alcuni, oltre che nel mondo.

Tutto l’intervento è stato effettuato con estrema cura (come asserito da Francesco Zanin in conferenza stampa e di cui riportiamo uno stralcio nel video sottostante) tenendo sempre conto delle esigente a cui lo strumento musicale deve sopperire, da quelle didattiche ai concerti (solistico o coadiuvato dall’orchestra), insieme con la nuova acustica dell’Auditorium, il clima ed ogni particolare utile ad ottimizzare il suono.

L’organo barese, con più di 40 anni di storia, è tra i pochi esistenti nei Conservatori italiani (persino il Santa Cecilia a Roma ne è sprovvisto) soprattutto per grandezza e sonorità, come ammesso dallo stesso Zanin che insieme con la presidente dell’Auditorium “Nino Rota”, Ida Maria Dentamaro, ha ricordato di essere stato oggetto di interesse da parte del presidente del Conservatorio romano, tanto da proporre un’offerta per l’acquisto, fortunatamente immediatamente scongiurata dalla Dentamaro che ben sa difendere i nostri ‘tesori’.

Zanin ha affermato di aver garantito da subito tutte le cure e le attenzioni necessarie, senza risparmio di uomini, mezzi ed energie. Essendo uno strumento pre-esistente si è dovuto lavorare su quello che già esiste e quindi pensare a ‘riparare’ il riparabile ed a sostituire quello che non era possibile salvare in quanto molto compromesso come ad esempio avvenuto per la struttura portante che è stata irrobustita (alcune parti in ferro sono state sostituite con altre in legno di abete più possente) e che ora garantisce maggiore sicurezza di appoggio e tenuta delle 4.260 canne del peso totale di circa 10 tonnellate ma anche una migliore risonanza. Ogni particolare è stato studiato a tavolino, pensato per l’ottimizzazione del suono in una stretta collaborazione tra organista ed organaro. Si è cercato di mantenere l’originalità e la personalità dello strumento primigeno realizzato dal Tamburi, ma sono state aggiunte parti che, secondo l’esperienza dei tecnici della Zanin, andavano fatte e sempre di comune accordo con il docente d’organo, poiché “organo e organista diventano in questo caso un tutt’uno e quindi anche l’organaro deve far da tramite e consentire questa unione”.

Sono infatti state aggiunte altre 24 canne in totale rispetto al numero originario, nel basso per l’utilizzo come fagotto e come tromba. Sono stati rifatti tasti, la meccanica del pedale ed i mantici, sostituiti i centralini elettronici, i comandi dei registri e rivista la disposizione degli stessi registri, restaurate tastiere e pedaliere, canne labiali e ad ancia, mentre è stata installato un software di ultima generazione per far interagire le due consolle, meccanica ed elettrica assieme. Lo strumento è infatti a doppia trasmissione, meccanica ed elettrica.

Dopo il restauro l’organo ha guadagnato letteralmente la possibilità di poter far ascoltare tutte le sue potenziali doti, ha ora numerose possibilità di suono, complesse ed altissime, più belle di prima. Oltre agli interventi effettuati sia sulle parti metalliche come le canne, interamente ripulite, sono state realizzate ed applicate griglie con la possibilità di espandere il suono, effetto che prima non era possibile avere, tenendo conto della nuova acustica.

Effetti che potranno essere uditi dal pubblico grazie al concerto inaugurale in programma il prossimo 20 aprile (con replica il 21 aprile) dalle ore 20.30, che sarà eseguito dal maestro Enzo Filacaro con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “Piccinni” diretta dal maestro Giovanni Pelliccia (l’ingresso gratuito su prenotazione sul sito web www.conservatoriopiccinni.eu) e per il quale, nella prima serata tutti i 719 posti a sedere sono già prenotati, segno dell’interesse dei baresi all’evento ed all’organo storico.

Il maestro Filacaro per consentire l’ascolto di particolare e di quasi tutte le sfumature dell’organo meccanico ha scelto di eseguire la “Suite gothique” di Boëllmann con l’intento di evocare le chiese gotiche francesi visto che l’organo del Conservatorio barese consente di poter eseguire pezzi maestosi. Si tratta di un’opera piuttosto complessa per l’esecuzione a cui seguirà il corale “Nun komm der Heiden Hiland” di Bach, scelto per mettere in risalto la ‘voce’ solistica dello strumento per dimostrare come un organo mastodontico può essere in grado di emettere suoni molto flebili. La prima parte del concerto si concluderà con la famosa “Toccata e fuga” sempre di Bach che entusiasmerà non poco il pubblico presente. La seconda parte è stata pensata per far conoscere il raro concerto, eseguito pochissime volte per la difficoltà tecnica in quanto piuttosto virtuosistico e perché richiede un ammasso sonoro di varietà di suoni di cui l’organo barese è dotato, “Première Symphonie” op. 42 di Guilmant e per il quale è previsto un suono concertante. Sarà questo brano a far risaltare tutte le doti, o quasi tutte, sonore dell’organo che inizierà una nuova vita.

Come annunciato dal direttore del Conservatorio “Piccinni”, Gianpaolo Schiavo, sono infatti in programma concerti per organo ed orchestra con il coinvolgimento di maestri d’organo di fama internazionale e di cui presto saranno rese note le prime date. Concerti anche questi gratuiti perché il Conservatorio è Istituto Universitario per la formazione, la ricerca e la produzione di musica.

Sempre lo stesso direttore ha poi annunciato che a settembre il Conservatorio barese sarà sede del prestigioso Premio nazionale delle Arti, sezione pianoforte, scelto dal Miur riconoscendo il valore della storia artistica e didattica del Conservatorio “Piccinni” di Bari, dove giungeranno per contendersi il riconoscimento ma soprattutto per un confronto di altissimo livello i migliori pianisti di tutti i Conservatori d’Italia.

Anna Caiati



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