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I sentimenti dei riti della Pasqua vissuti attraverso foto e video

I sentimenti dei riti della Pasqua vissuti attraverso foto e video

Un video come preludio alla Settimana Santa di Taranto e tutte quelle in programma in Puglia

TARANTO - Siamo nella settimana che precede la Pasqua. In tutta la Puglia, in ogni paese e città, si ripetono i riti della Settimana Santa, processioni in particolare. Non da tutti amati, ma con i quali ogni fedele cristiano sente da sempre un forte legame. Un ‘nodo’ che riemerge più stretto e forte soprattutto quando si ha un impedimento nel potervi assistere o si è lontani dalla città natale o in cui si è vissuta la propria infanzia. In loro aiuto arrivano come preziosi ‘regali’ le immagini di video e di foto realizzati da professionisti o amatori o free lance che, tra non poche difficoltà e fatiche, riescono sempre a realizzare lavori unici catturando momenti in fermi immagini ricchi di intensità sentimentale come solo l’arte sa donare. Già l’arte, una preziosa forma di manifestazioni di sentimenti e sensazioni che, proprio nella Settimana Santa, si manifesta attraverso le statue protagoniste di processioni, video e fotografie, musiche arricchite da atmosfere di chiese, pubblico e devozione.

Per consentire a chi è lontano ma soprattutto a chi non conosce i riti di Taranto, tra i più noti e più seguiti nella nostra regione, Puglia positiva ha confezionato, grazie al prezioso meraviglioso lavoro di due fotografi free lance, Raffaele (detto Vanni) Caputo di Taranto e Giulio Urbano di Casamassima (insieme autori di V&G Shoot & Sports), un breve filmato che racchiude sentimenti e sensazioni davvero unici. Tutto in attesa dei prossimi riti e tradizioni che a Taranto sono iniziati ufficialmente ieri, Domenica delle Palme, con l’asta delle assegnazioni dei simboli tra cui la ‘troccola’ e delle statue quali la Madonna Addolorata. La loro professionalità ha colto, grazie all’occhio esperto e con l’aiuto dell’obiettivo, particolari che solitamente sfuggono al pubblico ma che rendono più preziosi, reali e sentiti i riti e, in questo caso particolare, le immagini.

Gli storici fanno risalire i riti della Settimana Santa di Taranto ad oltre 250 anni fa, intorno al 1765. In realtà pare che esistessero già a fine ‘600 e primi del ‘700, ovvero quando la Puglia era sotto la dominazione spagnola con cui tanti riti hanno una serie di evidenti influenze. Furono però interrotti per oltre mezzo secolo per poi essere ripresi e mai più abbandonati, contemporaneamente nacquero anche le Confraternite. Proprio a quel lontano 1765 risalgono le statue di Gesù morto e della Addolorata, mentre altre del 1700 furono ordinate a maestri napoletani da don Diego Calò che da allora e per tutti gli anni a seguire faceva organizzare la processione del Venerdì Santo detta dei Misteri, alla quale si aggiunsero altre statue e simulacri sino a quelli tutt’ora utilizzati per rappresentare le varie tappe della Passione di Cristo. Nel 1765 un erede dei Calò donò le statue alla Chiesa del Carmine dove ancora oggi sono custodite. La processione del Venerdì, caratterizzata anche dalla particolare andatura dei partecipanti la cosiddetta ‘nazzicata’ ovvero il compiere due passi in avanti e due indietro, che rallentano la processione oltre a renderla ondulante, viene preceduta da un’altra altrettanto unica quella dei Perdoni che ha inizio alle ore 15 del Giovedì Santo dalla Chiesa del Carmine. Due le uscite contemporanee con altrettante direzioni, una Sud verso la campagna e l’altra a Nord verso la città, oggi borgo antico. I confratelli del Carmine vestiti con tuniche bianche ed un cappuccio calato sulla testa con piccoli fori solo per le pupille, danno vita al pellegrinaggio verso i Sepolcri. Una lunga e lenta camminata, la ‘nazzicata’, fatta a piedi nudi ed in coppia che prevede il rientro entro le 22.30 dove i confratelli si ritrovano stanchi e provati ma pieni di devozione e pronti, con tutta la popolazione ed i Confratelli di Maria Santissima Addolorata e San Domenico, ad assistere ad un altro immancabile evento, la Processione della Madonna Addolorata che a mezzanotte esce dalla Chiesa di San Domenico, alla ricerca, per tutta la notte, del Figlio. Anche qui la camminata è lenta. L’abito è lo stesso per tutti, ma il cappuccio bianco è sollevato e retto da una corona di spine, oltre al cappello nero sulle spalle, il rosario sui polsi, medaglie legate alla cinta e pendenti sul lato destro del camice, una cinta di stoffa nera, pendente dal lato opposto, la ‘mozzetta’ (una specie di grembiule sul quale è riportato il nome della Confraternita) con il medaglione raffigurante la Vergine Addolorata, scarpe nere e guanti bianchi. Solo i Confratelli della Addolorata e Gesù Morto vestono in abito nero, senza cappuccio, ma con una corona di spine in testa.

Il tutto avviene con un lavoro gravoso di tutti: portatori e Confratelli, ma anche dei fedeli che vi assistono per ore in piedi. Sacrifici che solo la devozione più profonda può far portare a compimento sino in fondo. Sforzo, fatica, sudore, sofferenza, sacrificio sono sui volti di tutti, a ricordare quanto patito da Gesù Cristo e la Madonna. E che, come detto, i fotografi ed i cameramen riescono a catturare e regalare attraverso scatti e video.

Anna Caiati



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