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I fondi del bando Nidi disponibili pure per le imprese confiscate

  • In BARI
  • mar 09 Gennaio 2018
I fondi del bando Nidi disponibili pure per le imprese confiscate

La Puglia è la prima regione d’Italia ad investire ed incentivare la cultura d’impresa con l’antimafia sociale

BARI - Il bando Nidi si allarga al contrasto alle mafie. Il nuovo bando per la programmazione 2014/2020, per i finanziamenti della Regione Puglia come sostegno alle fasce deboli per l’avvio di una nuova impresa con un contributo a fondo perduto ed un prestito rimborsabile con il fine di agevolare l’auto-impiego, prevede oltre alla dotazione finanziaria di 54 milioni di euro anche l’estensione dei finanziamenti alle imprese confiscate alla mafia ed affidate ai dipendenti ed alle cooperative assegnatarie degli immobili confiscati.

L’idea è di Stefano Fumarulo, il dirigente regionale pugliese della sezione Sicurezza del cittadino prematuramente scomparso all'età di 38 anni meno di un anno fa, ed è la più importante novità del nuovo bando Nidi. L’estensione è il frutto di un lungo lavoro avviato dalla Regione in collaborazione con l’associazione Libera. 

“Questo adattamento della misura Nidi è uno di quei sogni di cui parlavo con Stefano – ha spiegato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – utilizzare cioè i fondi e i programmi di investimento ordinari anche per i beni confiscati. Solo sognando si possono fare dei passi in avanti e noi li abbiamo fatti. Tutti insieme abbiamo realizzato una visione che non è mai avvenuta prima”. Da oggi dunque sarà possibile utilizzare varie forme di finanziamento, sia europeo che nazionale, per migliorare le aziende che sono state confiscate alla mafia o ai politici corrotti.

La Puglia, in questo modo, è la prima regione italiana che investe ed incentiva la cultura d’impresa che si sviluppa insieme alla cultura dell’antimafia sociale. In modo tale da far diventare l’economia uno strumento di lotta alla mafia ed alla corruzione attraverso l’incoraggiamento, soprattutto ai giovani ma non solo, ad utilizzare i beni confiscati, che spesso giacciono inutilizzati nelle agenzie che dovrebbero gestirli, con l’aiuto anche dei fondi della Regione Puglia.

“Abbiamo scelto di integrare il bando con le proposte di Stefano - ha dichiarato l'assessore regionale allo Sviluppo Economico, Michele Mazzarano - e lo abbiamo fatto con investimenti importanti che testimoniano la volontà di raggiungere l'obiettivo di facilitare il più possibile il recupero di luoghi frutto di attività criminali e di restituirli ai legittimi proprietari, e cioè i pugliesi. Per questo un'altra peculiarità del nuovo bando è che rispetto alla regola generale che prevede si debba trattare di imprese nuove, sulla integrazione è previsto che possano presentare domanda anche aziende esistenti da più di sei mesi”.

Il Nidi è uno strumento di auto-impiego messo in campo dalla Regione Puglia ed è una misura che, anche nella prima programmazione 2007/2013 ha riscosso ottimi risultati. A gestire le richieste, in qualità di organismo intermedio, è la società in house della Regione, Puglia Sviluppo Spa. Gli interessati ad accedere alle agevolazioni recuperando beni confiscati, come spiegato dalla presidente Grazia D'Alonzo, avranno a loro disposizione una procedura ad hoc, differente da quella generale perché studiata espressamente per le specifiche esigenze espresse da queste candidature. La nuova procedura sarà attivata da Puglia Sviluppo dopo l'accesso online attraverso il portale www.sistema.puglia.it. Oltre a questo, Puglia Sviluppo rafforzerà il supporto operativo per consentire agli interessati di presentare un progetto che possa avere un riscontro positivo.

Numerose le integrazioni nel nuovo bando Nidi, con delle peculiarità che cercano di rendere effettivo l'obiettivo, e cioè di sostenere ed agevolare le imprese che vogliono far rivivere i luoghi confiscati alle mafie. Per esempio per questo genere di investimento che in via ordinaria è di 150mila euro, nei casi di beni confiscati, il tetto massimo di investimento per le cooperative sociali assegnatarie di beni immobili confiscate o aziende o società che gestiscono aziende confiscate viene alzato alla soglia di 250mila.

Infine vengono ammessi dei settori in più, ovvero commercio al dettaglio ed all'ingrosso e ristorazione senza cucina. L'ultima particolarità riguarda il fatto che possono essere agevolati anche l'acquisizione di beni usati, mentre per le altre solo nuovi. Aumentano infine i tetti sulle agevolazioni delle singole voci di spesa.


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