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- TARANTO
- dom 16 Aprile 2023
TARANTO -
Rendere Taranto distretto di produzione agricola della canapa in Puglia, è il nuovo obiettivo di Gianni Liviano, il consigliere regionale tarantino, che in realtà mira ad una vera e propria filiera agroindustriale.
La proposta è stata presentata dallo stesso Liviano alla Regione Puglia affinché l'ente renda disponibili risorse economiche adeguate per l'avvio del progetto pilota. Un nuovo modo di intendere la riconversione industriale del territorio tra l'altro inquinato e che la stessa produzione di canapa aiuterebbe ad abbattere gli alti tassi di sostanze dannosi alla salute. Lo stesso progetto, presentato da Gianni Liviano, punta infatti anche all’utilizzo della canapa industriale per bonificare in modo naturale i terreni inquinati dalla grande industria.
L'idea è stata resa pubblica al convegno organizzato da Confcommercio dal tema “Generare nuove risorse ed economie con la canapa”.
Secondo il consigliere regionale, infatti, è molto importante creare impresa intorno ad una coltivazione, quella della canapa, “messa al bando per diversi decenni” ma che oggi “sta vivendo una nuova stagione grazie alla produzione industriale che sta contribuendo ad ampliare l’impiego. Del resto - ha aggiunto Liviano - sono sotto gli occhi di tutti gli esiti positivi avuti dalle iniziative imprenditoriali della dott.ssa Rachele Invernizzi (responsabile di South Hemp Techno, ndc) e di Vincenzo Fornaro (l’allevatore tarantino cui sono stati soppressi i capi di bestiame perché contaminati da diossina, ndc). Per cui - ha poi concluso il consigliere regionale - il mio plauso non può non andare all’Associazione biologi ambientalisti pugliesi, a Confcommercio, a Coldiretti e al Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria il cui progetto punta a dare i primi risultati entro 36 mesi dall’avvio della coltivazione di canapa nonché a creare occupazione per oltre 600 addetti. Per quanto riguarda la Regione Puglia, confido nei nuovi bandi, prossimi a partire, previsti dal Piano di sviluppo rurale che guardano, soprattutto, ai giovani. Ed è in questa direzione che dobbiamo indirizzarci se davvero vogliamo che i nostri figli non siano costretti ad andare via per trovare altrove la propria realizzazione”.