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Il ricordo delle operaie pugliesi morte bruciate oltre un secolo fa

  • In BARI
  • mer 08 Marzo 2023
Il ricordo delle operaie pugliesi morte bruciate oltre un secolo fa

Per la giornata delle donne un dovere sociale

CASAMASSIMA - Per non dimenticare il sacrificio di tanti immigrati pugliesi e soprattutto di donne, oggi 8 marzo, giornata internazionale dei diritti delle donne, Pugliapositiva ricorda cinque corregionali decedute oltre oceano più di 120 anni fa. Storie brevi ma ricche di insegnamento e di esempio che dovrebbero, ogni anno, essere lette, raccontate e diffuse da chiunque. E’ un dovere sociale.

Era il 25 marzo 1911, nella fabbrica di confezioni “Triangle” di New York dove centinaia di operai per la maggior parte immigrati, uomini e donne, lavoravano come “schiavi”, quando si sviluppò un incendio. Tra le 146 vittime (38 italiane, 5 le pugliesi) morirono anche cinque giovanissime pugliesi. E’ a tale episodio che molti fanno risalire la giornata internazionale della donna che si celebra l’8 marzo, istituita nel 1944 a Roma dall’Unione Donne in Italia e nel 1977 dalle Nazioni Unite.

Tra le vittime ci furano le sorelle Antonia e Anna Vita Pasqualicchio di Casamassima, Serafina e Teresa Saracino di Bitonto, e Marianna Santa L’Abbate di Polignano a Mare, mentre per una sesta, Laura Brunetti, è in corso di accertamento la sua nascita in Puglia. A tutte loro il Comune di origine ha intitolato una strada, un giardino o una piazza affinché il loro sacrificio sia ricordato per sempre. Tutte erano emigrate con le famiglie in cerca di lavoro. Sognavano l’America per migliorare le condizioni economiche. Lì diventarono vittime sacrificali di condizioni lavorative disumane: nella fabbrica insalubre e insicura, cucivano camicette bianche con le maniche a sbuffo, come richiedeva la moda del tempo. Quel tragico giorno di più di un secolo fa, i proprietari - per evitare pause troppo lunghe e furti, e costringere le operaie a lavorare per più di 12 ore al giorno (per 6 giorni alla settimana) per un dollaro al giorno - chiusero a chiave gli operai nelle varie stanze della fabbrica a più piani. Scoppiò un incendio che immediatamente si propagò, facilmente alimentato dalla presenza di cumuli di tessuti, e trasformando la fabbrica in un unico immenso rogo.

Tremendo fu il destino per chi lavorava all’interno: Anna Vita 29 anni, morì bruciata viva, mentre Antonia, 16 anni, si lanciò da una finestra per cercare di salvarsi, si trovava al nono piano; rimase intrappolata tra le fiamme pure Marianna, 16enne; mentre altre come le sorelle Saracino riuscirono a scappare ma morirono poco dopo per le ustioni riportate. Molte le minorenni, altre erano mogli e madri come Anna Vita, sposata a Francesco Ardito dal quale aveva avuto due figli. Le pugliesi erano tutte emigrate dalla Puglia con le loro famiglie. Le sorelle Pasqualicchio, erano nate a Casamassima da Vincenzo e Colomba Petronelli, mentre i genitori delle sorelle Saracino di Bitonto erano Vincenzo e Raffaella.

Loro sono simboli della lotta per la sicurezza sul lavoro, dei diritti delle donne e delle famiglie e che attraverso le targhe toponomastiche, apposte dai Comuni, abbiamo tutti il dovere di ricordare in modo immemore e dignitoso.
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