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Università, aziende e istituti di ricerca insieme per il carrubo

  • In BARI
  • ven 30 Luglio 2021
Università, aziende e istituti di ricerca insieme per il carrubo

La pianta tipica della cultura agricola pugliese

BARI - Il carrubo è una pianta antica e ricca di storia e tradizioni legate alla Puglia contadina tanto da poter vantare alcuni esemplari centenari e persino millenari come quello di Polignano a mare che, con i suoi 13 metri di circonferenza, sarebbe il più grande d’Italia e il più antico della nostra regione. In tempi di carestia, come nelle guerre, si mangiava il frutto definito la “cioccolata dei poveri” e se ne ricavava pure una farina, oggi ritenuta molto nutriente,

Spesso si trovano nascosti tra i boschi di ulivi, con il tronco possente e nodoso e grandi chiome sempreverdi che regalano spazi di ombra difficili da non individuare tra quella degli ulivi meno compatta. Queste piante richiedono davvero poche cure necessarie, più per dar loro un aspetto ordinato che per altri motivi, crescono quasi spontaneamente in modo “biologico”, senza bisogno di trattamenti di alcun genere per il mantenimento. E il carrubo è una delle specie che consentono alla Puglia di potersi vantare regione ricchissima di biodiversità ed elementi naturalistici di pregio, che contribuiscono a renderla unica e stupenda.

Il carrubo ha un’origine antichissima, che si evince già dal suo nome di chiara derivazione araba, “kharrub”: si narra che siano stati gli antichi greci a portarlo in Puglia, o addirittura, prima ancora, i fenici. Il suo frutto, la carruba, è un alimento molto calorico ed energetico, ricco di antiossidanti, per secoli un nutrimento importantissimo grazie alla farina ricavata dai suoi semi, così duri da essere utilizzati in passato come unità di misura per l’oro, prendendo il nome di carati, dal greco kerátion.

Con l’obiettivo di valorizzare la coltura del carrubo pugliese della varietà “Amele”, attraverso interventi in grado di apportare innovazione per la filiera agricola e agroalimentare, è nato il progetto Ce.Si.R.A. “Ceratonia Siliqua (il carrubo) Risorsa genetica Autoctona da valorizzare: salvaguardia di biodiversità ed ambiente, sviluppo di prodotti nutraceutici”. Si tratta di un progetto di cooperazione, legato al comparto agricolo e agroalimentare, finanziato dal Psr 2014-2020 della Regione Puglia – Misura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologia”.

Otto i partner del territorio afferente ai Comuni di Ostuni, Fasano e Monopoli, coordinati dall’Azienda Agricola Olère, hanno deciso di avviare un processo pilota per promuovere la coltura del carrubo in un territorio, quello della Piana degli Olivi Monumentali, purtroppo gravemente minacciato dal diffondersi del batterio Xylella fastidiosa.

Quattro aziende agricole e vari istituti di ricerca (Cnr - Ispa, Università degli Studi di Bari, con il Dipartimento di Medicina e con quello di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, il Politecnico di Bari – Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management), assieme al Parco Naturale Regionale Dune Costiere “da Torre Canne a Torre S. Leonardo” intendono valorizzare pratiche colturali ecosostenibili e sviluppare processi innovativi di lavorazione e di utilizzazione del carrubo e del suo frutto, così da ottenere e promuovere nuovi prodotti ad elevato valore aggiunto in un territorio reso fragile dall’incombere dall’avanzata del disseccamento rapido.

Il progetto attiverà la ricerca scientifica sul carrubo in Puglia, una pianta da sempre presente nella storia della regione ma quasi sempre ignorata. Delle carrube si possono utilizzare non solo i semi, ma pure Polpa e foglie, ed è importante promuoverne la trasformazione non solo in ambito alimentare. Obiettivo di Ce.Si.R.A. è valorizzare il carrubo attraverso lo sviluppo e la promozione di prodotti innovativi ottenuti dai frutti della pianta, puntando sulle proprietà nutraceutiche degli stessi. Per questo il Cnr-Ispa mette a disposizione le proprie competenze agronomiche, biochimiche, microbiologiche e tecnologiche. Una volta raggiunto l’obiettivo non è da escludere che ci siano ricadute economiche positive sulla filiera agro-alimentare pugliese.

La componente scientifica ha, dunque, un ruolo fondamentale, per guardare i derivati del carrubo quali fonti di principi attivi utili a migliorare la salute dei consumatori ed è su questo aspetto che lavorerà l’Università di Bari mettendo, al servizio dei partner e del territorio, competenze in chimica e tecnologie alimentari per lo sviluppo di processi innovativi mirati a concentrare in maniera efficace ed efficiente ciò che la natura ha creato. Non a caso il carrubo è una pianta di particolare interesse fitopatologico, la branca della scienza che studia le malattie delle piante, in quanto presenta limitate alterazioni causate da agenti infettivi e un variegato contenuto di sostanze di interesse nutraceutico per proprietà terapeutiche e, nel contempo, caratterizzate da attività antimicrobica ed antifungina. E con il progetto sarà valutata pure l'attività di alcune di queste sostanze nel contenimento di funghi e batteri fitopatogeni.

Con il contributo del Politecnico di Bari, è stato progettato e sviluppato un estrattore innovativo ad ultrasuoni a bassa frequenza ed alta energia specifica per determinare la fine rottura delle membrane cellulari di un impasto franto di carrube idratato consentendo l’estrazione delle sostanze nutraceutiche contenute in esse. L’estratto sarà processato in un apposito concentratore con l'obiettivo di ridurre la frazione umida e incrementare le sostanze utili.

Nei prossimi mesi saranno numerose le attività che i partner porteranno avanti, prevedendo il coinvolgimento anche di altri operatori del territorio, con l’auspicio di dare vita in Puglia ad una “comunità del carrubo” che possa promuovere una nuova filiera produttiva. Tutti gli aggiornamenti saranno presenti sul sito web di “Progetto CeSiRA” www.progettocesira.it e sui canali social del progetto.


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