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- FOGGIA
- dom 16 Aprile 2023
SAN GIOVANNI ROTONDO -
Non riusciva più a respirare e aveva evidenti gonfiori sulle braccia e sul collo, con forte congestione del volto e degli occhi. Il tutto era dovuto, come emerso dopo gli esami clinici del caso, ad un improvviso trombo formatosi nel grosso tronco venoso che trasporta al cuore il sangue proveniente da testa, collo, arti superiori e organi del torace.
Per i medici dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, la diagnosi per una 45enne giunta in Pronto Soccorso, era chiara: sindrome della vena cava superiore. Una sindrome rarissima. Non c’era tempo da perdere. Per cui si è deciso di eseguire una terapia chirurgica innovativa nell’Unità di Radiologia Interventistica, e scongiurato gravi conseguenze dovute all’ostruzione della vena.
La donna di 45 anni è stata ricoverata d’urgenza, nei giorni scorsi. Sottoposta all’esame Tac, è stata evidenziata l’ostruzione trombotica del grosso tronco venoso. Dopo le prime consultazioni si è deciso di procedere con un intervento di Radiologia Interventistica.
«Abbiamo deciso di intervenire poiché tutti quei distretti corporei, a causa del trombo, non riuscivano più a scaricare sangue verso il cuore, determinando una situazione di estrema gravità con alte probabilità di sviluppare un edema cerebrale o un’embolia polmonare – ha spiegato il dottor Francesco Florio, medico responsabile dell’Unità di Radiologia Interventistica, che ha coordinato l’intervento – Mediante l’uso di due mini sonde vascolari introdotte per via venosa all’altezza di entrambi i gomiti, siamo riusciti a superare le steno-ostruzioni delle vene, che provengono dagli arti superiori, e della vena cava, applicando due stent, uno a destra e uno a sinistra. Gli stent, che altro non sono che due protesi metalliche a maglie, schiacciando alle pareti i trombi garantiscono la pervietà del vaso che può continuare così nella sua funzione di trasporto del sangue».
La donna sta bene, rimarrà sotto osservazione e dovrà assumere una terapia anticoagulante in grado di garantire nel tempo i risultati finora ottenuti. «Interventi di questo tipo – ha concluso Florio – sono molto rari in letteratura. Personalmente, in 34 anni di attività, è il secondo caso che abbiamo trattato in questo modo. Per il buon esito della procedura è stato determinante l’apporto delle Unità di Pronto Soccorso, Ematologia e Radiologia Diagnostica».
Casa Sollievo della Sofferenza, di proprietà della Santa Sede, riconosciuto dal 1991 come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per la tematica di riconoscimento “Malattie genetiche, terapie innovative e medicina rigenerativa”, si è dimostrata ancora una volta ospedale ad elevata specializzazione. Con 884 posti letto, nel 2019, ha registrato circa 54.000 ricoveri fornendo più di un milione di prestazioni ambulatoriali nell’anno. Tra i 2.700 dipendenti, vanta 164 ricercatori tra biologi, medici, biotecnologi, statistici, ingegneri, bioinformatici e tecnici; il 60% dei ricercatori è costituito da personale con età inferiore ai 35 anni. Inoltre dal 2015, è operativo il nuovo Centro di Ricerca di Medicina Rigenerativa IsbreMit, struttura all’avanguardia per concezione e dotazioni nell’ambito della medicina traslazionale per le malattie genetiche, degenerative e oncologiche. La struttura ospita, tra i laboratori ad altissimo contenuto tecnologico, una cell factory e laboratorio per la produzione di biofarmaci in regime di Good Manifacturing Practice, vale a dire per uso clinico, ad includere, cellule staminali somatiche e iPS, vettori per terapia genica e biomateriali.